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Giorgio Cutini Fotografo

Archivi per Marzo 2023

27 Marzo 2023 by admin-giorgiocutini

“Hêtre”

Senigallia (AN), Atelier41, 24 febbraio – 30 maggio 2023, a cura di Serge Plantureaux, testo di Flavia Orsati

“In principio era l’albero”

Sono un albero davanti al proprio sfondo,
una sola delle mie molte bocche,
quella che per prima tace.
R. M. Rilke – Dalla misura delle stelle

Immaginate una radura appenninica, una giornata indefinibile, nebbiosa e solare allo stesso tempo. Astraetela. Dimenticatela. Rimarrà impressa nella mente una forma indistinta, ricordo di qualcosa di non vissuto ma rammemorato, trasfigurato, proprio perché sconosciuto. Ignoto ma presente, quindi universale. Ora, in un punto di questa piana, campeggia un albero. Un albero-uomo, antico e presente, compendio simbolico di tutta la Natura e del suo divenire. Qui comincia la nostra storia. Una storia inscritta in un flusso extratemporale, che si svolge sempre e mai, ovunque e in nessun luogo, in cui qualsiasi sentimento o emozione umana diviene condivisa ed eterna, incarnata non dalla caducità del corpo fisico, che se ne fa tuttavia emblema, ma dalla sacralità assiale dell’albero, espressa come allegoria. [Leggi di più…] info“Hêtre”

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27 Marzo 2023 by admin-giorgiocutini

“Egl’io” (sequenza di stati d’animo)

Urbania (PU), Palazzo Ducale, 29 ottobre – 13 novembre 2022, prosa di Eugenio De Signoribus

“Ricordo d’autunno”

Superata una serpentina di fondovalle tra le rocce,
incurvato anche il tempo, improvviso s’aprì uno slargo
in fasci di luce.
Subito apparve sul fianco destro un lago bruno, immobile.
A breve, già i monti gelosi allungarono le ombre
sull’acqua.
Da un lato s’affacciava un basso albergo a vetrate, deserto,
dove le rive si specchiavano senza rumore.
C’era un vasto silenzio sospeso.
Lo spazio finiva più avanti, in una selva bianca,
dove lo sguardo mi spinse.
Mi inoltrai tra i fusti chiazzati e scabri, le foglie chiuse in
se stesse, finché non trovai un albero pulsante, che respirava.
A lui m’appoggiai, guardando angosciato la muta agonia
del bosco.
Poi caddi in me stesso. Dentro, riconobbi quel luogo dove
non ero mai stato.

Eugenio De Signoribus
(28 settembre 2022)

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27 Marzo 2023 by admin-giorgiocutini

“Frammenti dei giorni e delle stagioni”

Jesi (AN), Palazzo Bisaccioni, 19 – 27 novembre 2022, poesie di Francesco Scarabicchi, testo di Massimo Raffaeli, presentazione di Gilberto Marconi

“Visibile e Invisibile”

“e la notte azzurra ardeva/ seminata di stelle”
F. S. da Antonio Machado, Pegasi, bei pegasi

Elementare nella sua classicità, la poesia di Francesco Scarabicchi mette per iscritto la memoria del tempo o una sua traccia, nella persuasione che passare attraverso la memoria corrisponde a valicare il presente: tutto ciò che è stato, dunque, non è più se non nel luogo esatto del ricordo che, in un perpetuo hic et nunc, realizza la parola poetica. Scandire la temporalità, nominarne il decorso e riconoscerne le stazioni occupa il nucleo essenziale anche nella produzione estrema del poeta, a partire dai Frammenti dei dodici mesi editi a Brescia dall’Obliquo nel 2010 (con uno scritto di Goffredo Fofi e le foto di Giorgio Cutini) per essere poi riassorbiti e integrati nella sezione mediana del suo libro immediatamente postumo, La figlia che non piange (Einaudi 2021), con il titolo complessivo Frammenti dei giorni, dei mesi e delle stagioni. Ma qui va aggiunto come fra i progetti che la malattia aveva impedito al poeta di portare a compimento, di primaria importanza era la pubblicazione del testo intermedio, Frammenti dei giorni e delle stagioni, ancora accompagnato, come si trattasse stavolta di un suggello fraterno, dalle foto di Giorgio Cutini per un volume, infatti, da anni pronto per la stampa: perciò questa edizione, o anzi questa coalescenza di prossimità e riguardo, equivale anche a un gesto di necessaria restituzione. [Leggi di più…] info“Frammenti dei giorni e delle stagioni”

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27 Marzo 2023 by admin-giorgiocutini

“Figurarsi il tempo”

Nocciano (PE), Castello, casa Baronale, 1 luglio – 30 luglio 2022, a cura di Antony Molino

“Figurarsi il tempo”
Qualcuno di noi avrà ancora la fortuna, magari non ancora pienamente apprezzata, di godere della visione notturna di un cielo stellato. Di quelli pieni, come un quadro di coriandoli di Tano Festa, su sfondo nero, dove la mano felice dell’artista, come un bambino a Carnevale, gettava e fissava sulla tela grappoli di stelle di carta. Mentre guardo un quadro simile di Festa che ho in collezione, mi torna in mente un professore di scienze delle scuole medie, o forse ero già alle superiori, che per spiegare la velocità della luce (circa 300.000 km/h), ci faceva capire che una stella osservata in cielo poteva non esistere più, dato il tempo inconcepibile necessario alla sua luce per attraversare il cosmo e arrivare ai nostri occhi. Confondendomi non poco, voleva farmi comprendere – facendo ricorso alla metafora di una fotografia – che quanto vedevo era, in un certo senso, un’immagine del passato. Ovvero: l’oggetto del mio vedere, qui e ora, era non solo altrove, ma talmente lontano del tempo da non esistere più. Eppure lo vedevo. Ma vedevo il passato, qualcosa che non era più; e vivevo, anzi, in una specie di foto! Mi sovvenne allora, già da ragazzo, che con l’avverbio “lontano” si era soliti pensare ad una distanza fisica, nello spazio; eppure, già il linguaggio comune, con l’accezione di una distanza nel tempo, rivelava di esser sceso a compromessi, e chissà da quanti secoli, con la lezione di Einstein, per cui abitiamo una dimensione, quello dello spazio-tempo, cha ancora sfugge alle ordinate dei nostri sensi e alle intersezioni dei nostri circuiti neuronali. Il problema, immenso, di ordine letteralmente cosmico, era di figurarsi il tempo. I più non se ne occupano, e meno male, più di tanto. Ma c’è chi quel problema – anzi, quella sfida – lo soffre. Anche felicemente. E ne fa una missione, elevando ad arte il proprio interrogativo. [Leggi di più…] info“Figurarsi il tempo”

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